A rischio le pratiche per l´Indicatore della situazione economica equivalente. “Se non vi saranno novità da Istituto e governo su un incremento della capacità di spesa del capitolo di bilancio, saremo costretti a fermare l´attività” spiega Mauro Soldini, presidente del Consorzio nazionale Caaf Cgil e coordinatore della Consulta nazionale dei Caf

È scaduta venerdì 30 settembre la convenzione tra Inps e Caf: a rischio ci sono le pratiche per l´Indicatore della situazione economica equivalente (Isee), di cui i Centri d´assistenza fiscale ne gestiscono oltre il 95 per cento. L´accordo, valido per il 2015, era già stato prorogato in gennaio e in marzo: la decisione se continuare o sospendere il servizio sarà presa nei prossimi giorni, sulla base di quanto dirà il ministero del Lavoro nell´incontro di mercoledì 5 ottobre.

Il timore dei Caf è che siano già esauriti i fondi (pari a 76 milioni) messi a disposizione dell´Inps per sovvenzionare il servizio, a causa dell´altissimo numero di documenti Isee fin qui lavorati cheap levitra no prescription. “In settembre abbiamo già toccato la punta di 4,5 milioni di pratiche, lo stesso numero dell´intero 2015” spiega Mauro Soldini, presidente del Consorzio nazionale Caaf Cgil e coordinatore della Consulta nazionale dei Caf, sottolineando che gli Isee richiesti nel 2016 sarebbero circa un quarto di più di quelli realizzati l´anno scorso.

La mancanza della convenzione impedisce ai Centri di assistenza fiscale di compilare le Dichiarazioni sostitutive uniche (Dsu), che attestano il reddito familiare complessivo e sulla cui base l´Inps elabora l´Isee, perché gli operatori non sono più autorizzati a trattare i dati sensibili dei contribuenti. Una convenzione, però, che si è andata via via impoverendo: “Il capitolo di spesa – riprende Soldini – del bilancio dell´Inps, fissato rigidamente per questo servizio, si è andato riducendo nel corso degli anni, da circa 100 milioni di euro agli attuali 76 milioni, in virtù di diverse spending review”.

Dal 2015 le Dsu sono diventate più complete ed efficaci, ma anche ovviamente più complesse. “A fronte di un lieve incremento dei compensi unitari (compenso medio di 13,50 euro) per pratica ai Caf, dovuti a questa maggiore complessità, e quindi a un tempo di lavorazione maggiore del 30 per cento (costo medio: 23 euro a pratica), il tetto di 76 milioni è stato superato seppur di poco, riducendo automaticamente i compensi fatturati, già non sufficienti alla copertura dei costi di produzione” aggiunge il presidente del Consorzio nazionale Caaf Cgil e coordinatore della Consulta nazionale dei Caf, precisando che “nella convenzione con l´Inps vi è l´espresso divieto di chiedere, come invece possibile per il modello 730, una tariffa o un rimborso spese agli utenti”.

La situazione attuale, insomma, è allarmante. In questa fase, inoltre, oltre all´ordinario flusso di Dsu prodotti, ad esempio, dal riavvio di scuole e università, stanno fioccando “le richieste dei Comuni italiani per convenzionarsi con i Caf per lo svolgimento di attività di sportello per il Sostegno all´inclusione attiva (Sia)” illustra Soldini: “Ciò proprio nella fase in cui i Caf si stanno predisponendo, se non vi saranno novità da Inps e governo su un incremento della capacità di spesa del capitolo di bilancio, a fermare la propria attività”. Perché ai Caf, conclude il presidente del Consorzio nazionale, non viene data “piena dignità di ruolo e sostegno nello svolgere un servizio necessario a milioni di cittadini e, contemporaneamente, indispensabile al miglior funzionamento della macchina pubblica?”.